Un secondo Rapporto dopo 20 anni!
Il tema dei determinanti sociali di salute è diventato prioritario nell’agenda europea degli ultimi dieci anni e l’Italia ne ha recepito l’importanza in due atti di indirizzo importanti per la programmazione sanitaria: il finanziamento vincolato agli obiettivi di Piano Sanitario Nazionale e la proposta di nuovo Piano Nazionale di Prevenzione. Questi due atti di programmazione stimolano le il Ministero e le Regioni a chiedersi cosa può fare il Servizio Sanitario Nazionale per ridurre le disuguaglianze di salute, e proprio per rispondere meglio a questa domanda al nuovo Istituto Nazionale Salute Migrazione e Povertà (INMP) è stato chiesto di diffondere questo “libro bianco”,un libro che è nato dalle audizioni del gruppo interregionale sul tema Equità nella Salute e nella Sanità della Commissione Salute delle Regioni coordinato dalla Regione Piemonte.
Da queste premesse nasce l’iniziativa di questa conferenza che ha l’obiettivo di fare il punto della situazione italiana sulle disuguaglianze di salute permettendo agli assessori alla salute e sanità delle regioni di confrontarsi sulle sfide per la programmazione di propria competenza.
La salute è un bene sociale la cui tutela non dovrebbe dipendere unicamente dal servizio sanitario, ma dall’impegno di tutti i settori che possono avere un impatto sulla distribuzione dei determinanti del benessere fisico e mentale dei cittadini e della comunità, come richiesto dalla dichiarazione di Roma del 18/12/2007 dei Ministri europei della Sanità per la strategia Salute in Tutte le Politiche. I livelli di salute rilevabili in una società infatti (e la loro distribuzione tra gruppi sociali) non dipendono unicamente dalla capacità dei servizi sanitari di provvedere alla cura o alla prevenzione delle malattie, ma anche dalle scelte delle istituzioni a capo delle politiche che producono e distribuiscono opportunità e risorse in un territorio (e quindi ad esempio di quelle economiche, fiscali, ambientali, culturali, urbanistiche, del lavoro, dell’istruzione e così via), e di tutti gli stakeholder che operano in questi settori.
Nei paesi europei dove appropriate raccomandazioni sono state sviluppate con successo e continuità nel tempo, è stata necessaria una regia unitaria e un coordinamento intersettoriale che può derivare solo da un chiaro mandato di intesa delle Regioni e dello Stato e da un monitoraggio dell’avanzamento delle azioni che l’intesa vorrà intraprendere; il tutto sostenuto dall’assistenza tecnica degli enti e agenzie centrali del SSN e dalla rete di centri di riferimento delle Regioni. E’ importante identificare le aree di investimento che sono comuni a diverse politiche di settore, su cui far convergere risorse e competenze e conoscenze sulle azioni che funzionano meglio.
Il Volume: “L’Equità della Salute in Italia: Secondo rapporto sulle disuguaglianze sociali in sanità” – edito dalla Fondazione Smith Kline presso Franco Angeli – tenta di rispondere alle domande che il tema propone all’attenzione di tutti coloro che sono preposti alla realizzazione e sviluppo dei sistemi di protezione della salute e dei relativi servizi sociali di supporto, ed è uno strumento indispensabile per gli operatori della sanità ma anche per chiunque porti una responsabilità nella pianificazione di politiche pubbliche.
Negli ultimi decenni si è assistito al netto e costante miglioramento della salute della popolazione italiana: l’aspettativa di vita è aumentata, la mortalità si è ridotta, così come la morbosità, diminuita per buona parte delle categorie nosologiche in termini di incidenza, di prevalenza e di impatto sulla qualità della vita. Tuttavia, non tutti i cittadini hanno beneficiato allo stesso modo di questi progressi. Continuano infatti a persistere importanti differenze negli esiti di salute dei vari gruppi sociali: quanto più si è ricchi, istruiti, residenti in aree non deprivate, e in generale dotati di risorse e opportunità socioeconomiche, tanto più si tende a presentare un profilo di salute più sano. Se tali disuguaglianze sono di per sé ingiuste e non etiche – e soprattutto non immutabili -, rimangono due ulteriori ragioni per promuoverne il contrasto: innanzitutto sono una priorità costituzionale (come recita l’articolo 32), in secondo luogo rappresentano un grave freno all’economia nazionale. È stato stimato che l’eliminazione delle disuguaglianze associate al livello di istruzione porterebbe, in Italia, a una riduzione di circa il 30% della mortalità generale maschile e quasi del 20% di quella femminile. Raggiungere tale risultato sarebbe ovviamente una conquista dai benefici immensi per il benessere di tutta la società. Ma su quali determinanti intervenire per avere guadagni più significativi per la popolazione o per suoi specifici sottogruppi? Che tipologia di politiche e interventi privilegiare? Che approccio preferire? Quali settori istituzionali sono principalmente responsabili? Chi deve fare che cosa? Cosa ci insegnano le grandi rassegne portate a termine negli ultimi anni nei Paesi che per primi si sono interessati del contrasto alle disuguaglianze di salute? A queste domande tenta di rispondere il volume, strumento indispensabile per gli operatori della salute ma anche per chiunque sia responsabile della pianificazione delle politiche pubbliche.
La Fondazione Smith Kline si occupa da molti anni di temi socio-sanitari e di formazione. Tra le aree di maggior interesse vi sono la medicina preventiva, le politiche di implementazione delle innovazioni scientifiche e tecnologiche, le politiche sociali e sanitarie. Nella sua veste di “coagulante” di competenze e conoscenze diverse, la Fondazione si pone come punto di riferimento e “incubatore” di progettualità per Operatori sanitari, Istituzioni e Ong, finalizzate alla modernizzazione e alla crescita armonica del sistema di welfare italiano.