Il virus Mers si è diffuso in 14 Paesi. Ultimo in ordine di tempo l’Olanda, dove è stato ricoverato in isolamento un uomo che ha contratto la Middle East respiratory syndrome durante un viaggio in Arabia Saudita. La Mers è considerata una «cugina» più letale ma meno contagioso della Sars (Severe Acute Respiratory Syndrome), che nel 2003 ha fatto quasi 800 morti in tutto il mondo. Pare che i principali vettori del virus siano i cammelli. Il Paese più colpito è l’Arabia Saudita, dove ci sono stati 152 morti. In tutto il mondo i casi confermati di contagio sono 495, la maggior parte nel Regno.
Non c’è trasmissione da uomo a uomo
«La situazione si è fatta più seria in termini di impatto sulla salute pubblica, ma non ci sono prove di una trasmissione sostenuta del virus da uomo a uomo» hanno dichiarato gli esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità, riuniti a Ginevra per fare il punto sulla diffusione del virus, che comunque, hanno sottolineato, «non costituisce ancora un’emergenza globale». Ma la preoccupazione c’è. In particolare, si guarda con timore al «recente aumento dei casi», alla «debolezza sistemica nella prevenzione e nel controllo delle infezioni» e alla «possibile esportazione dei casi, soprattutto nei Paesi più vulnerabili». Il Comitato ha sollecitato l’Oms e i Paesi membri all’adozione immediata di una serie di misure, per evitare che la Mers si trasformi in una minaccia seria per la salute pubblica. Potenziare politiche per la prevenzione Oltre all’Olanda, tredici Paesi hanno riportato casi di Mers: Egitto, Grecia, Giordania; Kuwait, Libano, Malesia, Oman, Filippine, Qatar, Arabia saudita, Yemen e Stati Uniti, dove si sono registrati di recente i primi due contagi. Il Comitato d’emergenza dell’Oms ha chiesto alla stessa Organizzazione e agli Stati membri di «potenziare le politiche nazionali per la prevenzione e il controllo delle infezioni, una misura urgente soprattutto per gli Stati colpiti dal virus; condurre studi per capire meglio l’epidemiologia, in particolare i fattori di rischio, e valutare l’efficacia delle misure di controllo; supportare i Paesi più vulnerabili; informare la popolazione, gli operatori sanitari, i legislatori e renderli consapevoli dei rischi». Gli esperti si riuniranno di nuovo a giugno, ma potrebbero vedersi anche prima se la situazione dovesse richiederlo. A proposito della situazione in Italia, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha dichiarato: «Abbiamo sempre un livello di guardia molto alto all’interno del nostro Paese».] Il virus Mers si è diffuso in 14 Paesi. Ultimo in ordine di tempo l’Olanda, dove è stato ricoverato in isolamento un uomo che ha contratto la Middle East respiratory syndrome durante un viaggio in Arabia Saudita. La Mers è considerata una «cugina» più letale ma meno contagioso della Sars (Severe Acute Respiratory Syndrome), che nel 2003 ha fatto quasi 800 morti in tutto il mondo. Pare che i principali vettori del virus siano i cammelli. Il Paese più colpito è l’Arabia Saudita, dove ci sono stati 152 morti. In tutto il mondo i casi confermati di contagio sono 495, la maggior parte nel Regno.
Non c’è trasmissione da uomo a uomo
«La situazione si è fatta più seria in termini di impatto sulla salute pubblica, ma non ci sono prove di una trasmissione sostenuta del virus da uomo a uomo» hanno dichiarato gli esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità, riuniti a Ginevra per fare il punto sulla diffusione del virus, che comunque, hanno sottolineato, «non costituisce ancora un’emergenza globale». Ma la preoccupazione c’è. In particolare, si guarda con timore al «recente aumento dei casi», alla «debolezza sistemica nella prevenzione e nel controllo delle infezioni» e alla «possibile esportazione dei casi, soprattutto nei Paesi più vulnerabili». Il Comitato ha sollecitato l’Oms e i Paesi membri all’adozione immediata di una serie di misure, per evitare che la Mers si trasformi in una minaccia seria per la salute pubblica.
Potenziare politiche per la prevenzione
Oltre all’Olanda, tredici Paesi hanno riportato casi di Mers: Egitto, Grecia, Giordania; Kuwait, Libano, Malesia, Oman, Filippine, Qatar, Arabia saudita, Yemen e Stati Uniti, dove si sono registrati di recente i primi due contagi. Il Comitato d’emergenza dell’Oms ha chiesto alla stessa Organizzazione e agli Stati membri di «potenziare le politiche nazionali per la prevenzione e il controllo delle infezioni, una misura urgente soprattutto per gli Stati colpiti dal virus; condurre studi per capire meglio l’epidemiologia, in particolare i fattori di rischio, e valutare l’efficacia delle misure di controllo; supportare i Paesi più vulnerabili; informare la popolazione, gli operatori sanitari, i legislatori e renderli consapevoli dei rischi». Gli esperti si riuniranno di nuovo a giugno, ma potrebbero vedersi anche prima se la situazione dovesse richiederlo. A proposito della situazione in Italia, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha dichiarato: «Abbiamo sempre un livello di guardia molto alto all’interno del nostro Paese».
Corriere.it – 14 Maggio 2014